Sotto la presidenza di Ursula Von Der Leyen, la sostenibilità è la priorità politica europea per i prossimi anni.
Lo scorso 26 ottobre, la Commissione Europea ha avviato una consultazione che si concluderà l’8 febbraio 2021, con lo scopo dichiarato di raccogliere gli orientamenti del mondo economico su di un eventuale intervento normativo a livello europeo volto a introdurre la sostenibilità tra i doveri degli amministratori.
Come già annunciato nel Green Deal, secondo la Commissione Europea è necessario integrare maggiormente la sostenibilità nel quadro del governo societario, poiché ancora oggi troppe imprese si concentrano eccessivamente sui risultati finanziari a breve termine anziché sullo sviluppo e la sostenibilità a lungo termine.
A questo proposito, uno studio condotto dall’UE sui doveri degli amministratori e del top management (Study on directors’ duties and sustainable corporate governance – luglio 2020), ha evidenziato come negli ultimi 30 anni le società quotate si siano concentrate più sui benefici a breve termine degli azionisti piuttosto che su quelli a lungo termine della società, senza la visione ormai evidente che il benessere dell’azionista non potrà più essere generato senza tener conto del benessere di tutti gli stakeholder.
Per questi motivi la Commissione Europea ritiene necessario integrare la sostenibilità nella governance, affinché ci sia un bilanciamento tra massimizzazione del profitto per gli azionisti nel breve termine e massimizzazione degli interessi di tutti gli stakeholder nel medio e lungo termine. Ma con quali strumenti?
Ad avviso di chi scrive, imporre un obbligo normativo, ancorché settoriale, in capo agli amministratori potrebbe risultare eccessivamente oneroso per le nostre aziende con tutti gli impatti che ne potrebbero derivare. Si pensi ad esempio alle difficoltà applicative dell’attuale disciplina codicistica della responsabilità di impresa, o ai maggiori costi che una soluzione di questo tipo potrebbe comportare e che si tradurrebbero in un aumento dei prezzi, al potenziale aumento del rischio di contenzioso, ma soprattutto al conseguente freno alla spinta imprenditoriale all’aumentare delle imposizioni normative.
E’ chiaro che il tema della sostenibilità, l’attenzione all’ambiente e a tutti i portatori di interessi, siano essi clienti, fornitori o la comunità intera, è un tema imprescindibile oggi per rimanere sul mercato. E pur in assenza di specifici obblighi normativi in tal senso, oggi è comunque in crescita il numero di aziende che fanno della sostenibilità il proprio elemento chiave per il successo, sviluppando le proprie strategie attorno a questo concetto. E questo perché il mercato ha già avviato una selezione ampia e severa e la sostenibilità è ormai diventata un elemento di competitività.
È auspicabile pertanto che l’approccio che verrà adottato a livello europeo possa essere di tipo graduale. Ad esempio, che si possa partire da una prima estensione dell’obbligo di rendicontazione delle informazioni di carattere non finanziario per tutte le Società (la c.d. “DNF” di cui al D. Lgs. 254/2016 di recepimento della Direttiva 2014/95/EU) secondo la logica peraltro già consolidata del “comply or explain” per arrivare eventualmente solo in un secondo momento ad introdurre i caratteri di responsabilità degli amministratori.
Una cosa è infatti far scegliere al mercato chi è sostenibile e chi non lo è, altra cosa è far uscire dal mercato chi non è sostenibile.
La proposta della Commissione Europea a seguito dell’esito della consultazione è attesa nel corso del 2021.
Manuela Losa