vitali 2Dopo la brusca frenata registrata nel trend delle operazioni di acquisizione determinatosi a seguito della diffusione del Coronavirus nella prima metà del 2020, in cui gli operatori hanno concentrato i propri sforzi sulla gestione dell’emergenza in atto e il valore aggregato di tali operazioni si è attestato ai livelli più bassi dal 2009, a partire dalla seconda metà dell’anno si è assistito ad un rimbalzo delle transazioni, anche grazie alla ripresa dei piani di acquisizione dei fondi di Private Equity.
Nel corso del periodo di dodici mesi a partire da marzo 2020, nonostante una netta riduzione nei volumi di deal perfezionati con target italiane (553 contro 657 il medesimo periodo temporale dell’era pre-covid) si è registrato un sensibile incremento nel controvalore delle operazioni, per un deal value complessivo di circa € 50 miliardi, contro i 44 miliardi circa dei 12 mesi antecedenti la pandemia (fonte: Mergermarket).
Su tali dati pesa in particolar modo l’incidenza dei cd “megadeal” in assenza dei quali si assisterebbe ad una netta riduzione del volume transato: gli investimenti dell’era post-covid hanno visto una maggiore prudenza da parte degli investitori strategici, in particolare nel segmento cd Mid Market, che più degli altri sconta gli effetti della crisi generata dall’emergenza sanitaria, purtuttavia compensata da un’accelerazione da parte degli investitori finanziari, che in Italia concorrono oggi per il 43% circa in valore sul totale delle operazioni, contro un 33% circa per il periodo pre-covid.
L’aumento del peso relativo, in particolare, del Private Equity nello scenario nazionale, e la concentrazione dei volumi negoziati ha determinato un aumento dei prezzi delle transazioni, che hanno evidenziato negli ultimi 12 mesi multipli in netta crescita rispetto al periodo pre-covid, in particolare con riguardo alla marginalità operativa (EBITDA ed EBIT, rispettivamente in crescita, a livello mediano su base comparabile, del 10% e del 40% in base a dati Mergermarket), in parte a causa del ristretto numero di aziende ed asset attualmente sul mercato, e in parte come conseguenza dell’oggettiva difficoltà che gli operatori si trovano ad affrontare nella valutazione delle performance, i cui risultati sono, in molti casi, pesantemente condizionati dagli effetti della emergenza sanitaria. Di conseguenza, i potenziali acquirenti si trovano spesso nella posizione di dover fare affidamento, per le proprie valutazioni, su dati economico-finanziari poco recenti (ie: ante pandemia), di dover negoziare sostanziali rettifiche o normalizzazioni con importanti ripercussioni sull’affidabilità delle stime, ovvero di definire strutture d’investimento complesse, con ricorso a ingressi in minoranza nel capitale, differimento del prezzo o strumenti finanziari ibridi.
Nel prossimo futuro, le citate difficoltà valutative e la competizione crescente rischiano di mettere in difficoltà gli acquirenti industriali o strategici, in particolare quelli appartenenti al segmento delle PMI, che si trovano spesso penalizzati anche nell’accesso al credito, in un contesto di multipli più elevati che in passato.
Annalisa Vitali