Italiano
Iscriviti ai corsi

Audirevi TALKS (About Economy) 2.0 – Il ruolo del CCN nelle scelte aziendali

L’accesso al credito delle aziende dipende essenzialmente dalla struttura finanziaria e dalle prospettive di reddito della stessa – affidabilità finanziaria ed economica.

In condizione di stabilità economica, le aziende con prospettive di crescita non incontrano ostacoli nell’accesso alle risorse finanziarie mentre in situazioni di instabilità le imprese meno solide incontrano maggiori difficoltà nell’accesso al credito rischiando di compromettere gli equilibri di bilancio, e di conseguenza, generando una crisi di impresa.

In questo contesto è opportuno che sia rivisto il livello del proprio indebitamento attuale utilizzando delle politiche di gestione ottimale del capitale circolante netto (CCN) allo scopo di migliorare le performance aziendali.

Il CCN misura la capacità del management di gestire l’attività operativa corrente dell’impresa e viene determinato dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti dello stato patrimoniale.

A seguire lo schema dello stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario:

Il criterio finanziario rappresenta, dalla parte dell’attivo, gli investimenti in attesa di realizzo mentre, da quella del passivo-netto, il capitale acquisito.

Le attività correnti rappresentano il capitale circolante lordo (CCL), mentre le attività immobilizzate rappresentano il capitale fisso. Il criterio per distinguere l’attivo corrente dall’attivo immobilizzato è quello dei tempi di realizzo: rientrano nella prima categoria gli elementi che saranno realizzati entro i dodici mesi successivi alla data di chiusura del bilancio mentre nella seconda quelle superiori ai dodici mesi.

Da questa classificazione è possibile ottenere due aggregati: il capitale circolante netto globale e il capitale circolante netto commerciale.

  • Capitale circolante netto globale – CCN

Il capitale circolante netto globale, definito come insieme di risorse finanziarie nette disponibili a breve termine, esprime la capacità dell’impresa di estinguere le passività a breve termine tramite il realizzo di attività a breve termine. Il CCN permette di ottenere una visione globale della situazione finanziaria dell’azienda.

CCN = CCL – P

Da questo punto di vista, la solvibilità a breve termine dell’azienda può considerarsi soddisfacente se il CCN assume valori positivi. I valori negativi indicano che una parte delle attività immobilizzate vengono finanziate con le passività a breve termine e ciò potrebbe comportare conseguenze negative sotto il profilo dell’equilibrio finanziario esponendo l’azienda al rischio di rifinanziamento.

  • Capitale circolante netto commerciale – CCNC

Il capitale circolante netto considera le voci correlate all’intera attività dell’azienda; tuttavia all’interno di tale aggregato solo alcune voci assumono particolare rilevanza ai fini della determinazione del fabbisogno finanziario: nelle aziende di ridotte dimensioni, e in assenza di attività accessorie, sono i crediti commerciali,  le rimanenze di magazzino e i debiti commerciali a generare il fabbisogno di cassa dei dodici mesi successivi.

CCNC = credici commerciali + rimanenze di magazzino – debiti commerciali

Se il CCNC è positivo, è probabile che l’azienda debba finanziare tale valore con fonti di tipo finanziario (ad esempio la banca); un CCNC negativo significa che l’azienda riesce ad utilizzare i debiti commerciali come fonte di finanziamento del capitale circolante lordo.

Dopo aver determinato il fabbisogno finanziario netto del ciclo operativo, il management deve determinare gli effetti delle proprie scelte gestionali sulle leve precedentemente indicate: clienti, magazzino e fornitori.

Il capitale circolante è molto sensibile alle politiche commerciali: cambiare il termine di pagamento, ad esempio, innesca un processo circolare che influisce direttamente sul livello dei crediti commerciali e indirettamente sull’aumento delle vendite con una conseguente ricaduta sui crediti, sulle scorte di magazzino e sui debiti commerciali.

Di conseguenza, allo scopo di valutare la situazione di liquidità e le relative condizioni di efficienza, è necessario calcolare la durata media, in giorni, del ciclo del capitale circolante netto commerciale:

+ Durata media dei crediti commerciali (DSO – days sales outstanding)
+ Giacenza media delle rimanenze di magazzino (DIO – days inventory outstanding)
–  Durata media dei debiti commerciali (DPO – days payables outstanding)
= Durata media del ciclo del capitale circolante netto commerciale

  • Più l’indice DSO è basso e più è veloce l’incasso dei crediti determinando un impatto positivo sul CCNC e sulla posizione finanziaria dell’azienda; ogni variazione delle condizioni di pagamento concesso ai clienti influisce sul valore dell’indice e quindi sul livello del CCNC;
  • più l’indice DIO è basso e più è veloce la rotazione delle scorte di magazzino e più rapida la loro trasformazione in crediti; una riduzione dell’indice comporta un minore investimento in scorte con effetto positivo sul CCNC e sulla posizione finanziaria dell’azienda;
  • Infine, più l’indice DPO è basso e più sono veloci i pagamenti ai fornitori; una riduzione dell’indice denota una maggiore rapidità nei pagamenti con effetto negativo sul CCNC e posizione finanziaria in quanto l’attivo circolante dovrà essere coperto con altre fonti.

Il valore derivante dalla predetta somma algebrica determina la durata del ciclo CCNC: ad un valore basso corrisponde una minore esigenza di finanziare il CCNC con fonti esterne onerose in quanto il ciclo è principalmente autofinanziato dai debiti verso fornitori. Inoltre, sei il valore è negativo, i debiti verso fornitori coprono interamente gli elementi positivi (crediti commerciali a magazzino) e l’eccedenza di cassa generata può essere utilizzata per investimenti.

In particolare, la differenza tra DSO e DPO permette di valutare “chi sta finanziando chi”: se il valore è positivo, è l’azienda che sta finanziando i clienti e, al contrario, se il valore è negativo, sono i fornitori che stanno finanziando l’azienda.

Dalle analisi svolte emerge che il capitale circolante netto è una variabile cruciale dell’assetto aziendale. La sua gestione deve assicurare nel continuo la solvibilità dell’azienda, in quanto una sua riduzione produrrebbe liquidità al contrario un suo aumento assorbirebbe risorse monetarie. La riduzione del CCN in un dato periodo di tempo rappresenta una delle fonti di autofinanziamento dell’azienda mentre l’aumento richiede risorse monetarie per la copertura dello stesso CCN. Infatti, l’investimento nel capitale circolante (crediti e rimanenze) si effettua nella prospettiva di ottenere ritorni in termini di maggiori vendite e di conseguenza, di flussi finanziari positivi.

L’analisi del CCN dovrebbe inquadrarsi nella più ampia attività diretta a sfruttare la posizione del mercato con i propri stakeholders cercando di conciliare il trade-off tra il finanziamento degli investimenti in capitale circolante e il mantenimento di una situazione finanziaria sostenibile che non crei rischi di tensione finanziaria.

A cura di Alessandro Russo – Supervisor Nexia Audirevi