“L’economia mondiale è un gigantesco casinò”, così parlò Fidel Castro nella Conferenza Internazionale sul Finanziamento allo Sviluppo a Città di Monterrey, Messico; era il 21 marzo 2002. Da questa affermazione sono passati quasi 19 anni, un’era in termini economici. All’epoca non esistevano i social network, internet era ancora agli albori, gli indici di fiducia erano alti e l’economia mondiale veniva da un decennio di crescita sostenuta (poi incrinata, all’inizio del nuovo millennio, dalla bolla americana delle dot.com e dall’attentato dell’11 settembre, prequel di quella fase che portò poi al “cataclisma” economico del 2007-2008). Il termine crisi faceva esclusivo riferimento agli avvenimenti del ‘29, almeno nell’emisfero occidentale, né tantomeno si immaginavano possibili pandemie mondiali se non nei peggiori scenari di registi hollywoodiani.
A distanza di quasi 2 decadi le parole di Fidel sembrano estremamente attuali financo profetiche (ancor più se si eliminasse l’accento sulla o). Basti considerare che oramai, anche in conseguenza degli effetti della pandemia Covid-19, le manovre finanziarie dei maggiori Stati non vengono più fatte nell’ordine di decine o centinaia di miliardi, bensì di trilioni, con la conseguenza diretta di un’esplosione generalizzata di debiti pubblici già “consistenti” e, in alcuni casi, già difficilmente sostenibili anche in fase pre-pandemica. Se a ciò aggiungiamo il fenomeno del progressivo e sempre maggior “disallineamento” tra le dinamiche dell’economia reale e le performance finanziarie (basti vedere le performance della borsa USA nel 2020 o le ipervalutazioni borsistiche di società che probabilmente non produrranno mai flussi di cassa positivi), non può che non far riflettere su quanto affermato da Castro 19 anni or sono.
In effetti, essendo il “sistema mondo” un sistema chiuso, diventa naturale chiedersi chi pagherà il conto, quando arriverà, di questo “casinò” chiamato economia mondiale. Tale preoccupazione dovrebbe essere al centro di ogni strategia economica pubblica, soprattutto in quei casi in cui la situazione risultava già compromessa ben prima del 2020.
La citazione che ho utilizzato per introdurre questo articolo non vuole avere assolutamente una connotazione politica, ma, piuttosto, essere la scusa per favorire una riflessione critica sul percorso globale fin qui intrapreso (anche alla luce degli eventi accaduti nell’anno appena trascorso) e vale a dire: “al netto di tutti gli avanzamenti tecnologici e scientifici fatti, complessivamente l’economia mondiale è più sana o più malata rispetto ad inizio millennio?” Ovviamente risulta difficile rispondere ma una cosa è certa: le regole del gioco sono indubbiamente cambiate.
Parafrasando la metafora del “Lider Maximo”, se l’economia mondiale è un gigantesco casinò, allora non resta che sederci al tavolo e “puntare più di quanto ci si possa permettere di perdere così da imparare il gioco” (Sir Winston Churchill).
Michele Ciocca