Il mercato degli investimenti nelle start-up hi-tech italiane, nonostante i progressi compiuti dalle prime regolamentazioni del 2012, è ancora indietro rispetto alla media europea. Ad oggi, nel 2020 siamo a quota 683 milioni di euro investiti nell’ecosistema, a fronte dell’obiettivo prefissato di un miliardo di euro non raggiunto a causa dell’emergenza sanitaria, un decimo in confronto, ad esempio, alla Francia. Tuttavia, paragonato all’anno precedente il settore si è dimostrato solido di fronte alla crisi, con un calo di soli 11 milioni di euro.
A contribuire a tale rafforzamento ha sicuramente contribuito la Legge di Bilancio 2019, con la quale sono stati stanziati fondi per un totale di 1 miliardo di Euro mediante il Fondo Nazionale Innovazione promosso da CdP Venture Capital. Di tali fondi si prevede che saranno impiegati, entro la fine del 2020, circa 300 milioni.
Ad ulteriore stimolo della crescita ed in risposta all’emergenza covid-19, il Governo, in data 19 maggio 2020, ha varato il D.L. n. 34 (Decreto “Rilancio”), già convertito in legge nel mese di luglio. In aggiunta alle precedenti normative che hanno dato movimento al settore, nel 2020 in piena crisi il Governo ha messo in atto un articolato e importante schema di incentivi, validi sia per le start-up che per le PMI innovative, che potrebbe dare finalmente uno slancio estremamente positivo nel corso degli anni a venire. Cosa comporta per l’ecosistema delle start-up e PMI italiane?
- Contributi a fondo perduto per acquistare servizi per lo sviluppo delle imprese innovative per un totale di 10 milioni di Euro, finalizzati all’acquisizione di servizi prestati da parte di incubatori, acceleratori, innovation hub, business angels ed altri soggetti pubblici o privati operanti nello sviluppo di imprese innovative
- Sostegno al Venture Capital, mediante l’erogazione di ulteriori 200 milioni nel 2020 al Fondo Nazionale Innovazione finalizzate a sostenere investimenti nel capitale, anche tramite la sottoscrizione di strumenti finanziari partecipativi, nonché mediante l’erogazione di finanziamenti agevolati, la sottoscrizione di obblighi convertibili o altri strumenti finanziari di debito, a beneficio esclusivo di start-up e PMI innovative
- Credito d’imposta nei confronti dei soggetti che commissionano attività di ricerca e sviluppo alle start-up innovative, che vengono così trattate alla stregua di università e istituti di ricerca
- Proroga di 12 mesi del termine per la permanenza nella sezione speciale del registro imprese
- Estensione della garanzia, con una quota pari a 200 milioni di euro, a valere sulle risorse già assegnate al Fondo Centrale di Garanzia per le PMI specificatamente dedicata all’erogazione di garanzie in favore di start-up e PMI innovative
- Innalzamento al 50% dell’ammontare investito per periodo d’imposta delle detrazioni Irpef per persone fisiche che investono in start-up e PMI innovative, e che detengano tale investimento per almeno 3 anni (per investimenti fino a 100 mila e 300 mila euro rispettivamente)
- “Investor VISA for Italy”, che consiste nel dimezzamento delle soglie minime di investimento per soggetti esteri che intendono finanziare start-up e PMI innovative italiane. Per investimenti in strumenti rappresentativi di società di capitali operanti in Italia e mantenute per almeno 2 anni, la soglia minima di investimento si è abbassata a 500 mila euro, mentre per investimenti in start-up innovative la soglia minima di investimento è stata ridotta a 250 mila euro
- Agevolazione per start-up innovative localizzate in zone colpite da eventi sismici (Smart & Start Italia)
Vedremo nei prossimi anni quale sarà, da un lato, il beneficio diretto all’ecosistema portato dalle risorse aggiuntive che verranno investite direttamente nel settore e, dall’altro, i benefici indiretti derivanti da tutte le agevolazioni di carattere normativo. Tuttavia, se queste mosse possono dare una spinta positiva sia all’innovazione tecnologica che al settore degli investimenti (business angels, Venture Capital e piattaforme di equity crowdfunding), potrebbero non essere sufficienti a recuperare il gap con gli altri Paesi europei. Inoltre, ammesso che l’ecosistema di imprese innovative italiane diventi competitivo come quello europeo, saranno sufficienti le norme adottate dai singoli stati membri o serviranno una regolamentazione ed una incentivazione pensate con un allineamento normativo per rendere il mercato comunitario più competitivo sullo scenario internazionale?
Infine, proprio l’estensione delle suddette agevolazioni alle PMI innovative (e non soltanto alle start-up), potrebbe favorire il successivo sviluppo dell’ecosistema in fase di scale-up, che ad oggi resta ancora una sfida a livello nazionale, nonostante esso sia il processo evolutivo naturale delle aziende e del settore del Venture Capital.
Alessandro Fornara